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venerdì 14 gennaio 2011

The Social Network

David Fincher torna al cinema per mostrarci i retroscena della più celebre piattaforma di condivisione al mondo, realizzando quello che forse non è il “film dell’anno” (Rolling Stone), ma di certo riassume degnamente la prima decade del XXI secolo. Il Mark Zuckerberg di Aaron Sorkin è un ragazzo nervoso e arrabbiato, la boria delle sue parole tradisce una sostanziale incapacità di relazionarsi con la realtà che lo circonda, ma anche il suo spasmodico desiderio di “diventare qualcuno”.

Il dialogo di apertura della pellicola, fra Mark e la sua ragazza, si conclude con la rottura fra i due e la creazione di FaceMash, contest online fra le ragazze di Harvard che costa al protagonista sei mesi di programma recupero. Ma l’abilità che Zuckerberg dimostra con FaceMash attira l’attenzione dei fratelli Winklevoss, che gli propongono la realizzazione di una “esclusiva rete sociale” per gli studenti di Harvard.

E’ a questo punto che ci rendiamo conto di aver assistito alla ricostruzione degli eventi che Mark fa di fronte agli avvocati dei Winklevoss, così come scopriamo solo adesso che una seconda causa legale lo vede faccia a faccia con il suo unico amico in carne e ossa, Eduardo Saverin.

Da questo momento la narrazione si articolerà su tre piani temporali, un semplice espediente che ci permetterà di apprezzare i punti di vista di ognuna delle parti coinvolte nella creazione di Facebook. Una sceneggiatura dai dialoghi serrati e dal grande ritmo è esaltata dalla regia di Fincher, che studia nei minimi dettagli ogni inquadratura, ogni cambio di scena, rendendo The Social Network uno spettacolo dal notevole impatto visivo.

Non è solo sul piano estetico, tuttavia, che la pellicola colpisce i suoi spettatori. Sorkin realizza una sceneggiatura senza netti contrasti di colore, in cui è difficile distinguere il confine fra giusto e sbagliato e in cui ogni personaggio non è semplicemente un burattino nelle mani del controverso protagonista, ma una persona a tutto tondo, con le sue aspirazioni, paure e debolezze. L’universo di The Social Network è intriso di un’umanità che si riflette prima di tutto sui due coprotagonisti, Andrew Garfield e Justin Timberlake, che vestono con estrema disinvoltura i panni dell’angelico migliore amico e della subdola star informatica in declino. Al centro il gelido Jesse Eisenberg, il cui sguardo trasmette esattamente quel disprezzo per la razza umana che ci si aspetta da un egocentrico sociopatico quale quello descritto dal film.

Quando tutto finisce, l’udienza preliminare si conclude e Zuckerberg rimane da solo di fronte al computer, ricaricando a intervalli regolari la sua pagina su Facebook, abbiamo quasi dimenticato la faticosa nascita del social network e ci rendiamo conto che la solitudine ha rivestito il ruolo di grande protagonista per l’intera durata del film.

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